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La ricostruzione documentaria, cronologica, storica, iconologica e iconografica di opere capitali dei due artisti a napoli - il polittico smembrato di Sessa Aurunca e il polittico di Sant'Agostino alla Zecca di Marco Cardisco, la disputa di Sant'Agostino ora al museo di Capodimonte, e il crocifisso di San Giovanni a Carbonara di Giorgio Vasari -, e della trama di relazioni con le relative committenze, rivela caratteri nuovi, poco indagati, della cultura figurativa del cinquecento italiano. La vicenda critica riferita alla disputa di Sant'Sgostino ("nella quale opera si vede una maniera molto continuata e di trarre al buono delle cose della maniera moderna, e bellissimo e pratico colorito in essa si comprende" ricorda vasari) consente di apportare ulteriori, significative integrazioni in rapporto al senso globale dell'ancona, ricostruendo virtualmente la macchina d'altare installata nella cornice lignea grandiosa, regista e ideatore del soggetto dell'apparato è il teologo, e poi generale agostiniano, Girolamo Seripando - protagonista del dibattito spirituale a napoli negli anni della predicazione di ochino e di valdés e del governo di don pedro de toledo - futuro committente anche del crocifisso dipinto da Vasari.